L’Oro e la Memoria

L'Oro e la Memoria

L’Oro e la Memoria.
Ornamenti preziosi nella Valle del Cervo e nell’Alto Biellese.
a cura di Lia Lenti
2 DICEMBRE 2012 – 5 GENNAIO 2013
INAUGURAZIONE: sabato 1 dicembre 2012 alle ore 17

LA MOSTRA
I gioielli, circa duecento, esposti in mostra provengono in massima parte dalla Valle del Cervo e in un discreto numero dall’Alto Biellese. Essi sono il frutto di una costante accumulazione familiare, “piccoli tesoretti” passati da una generazione all’altra; sono il risultato di una metodica ricerca collezionistica che prende spunto da quella messa in piedi nel territorio biellese da Alessandro Roccavilla più di un secolo fa; sono lasciti di elevato valore simbolico da parte di membri anziani  nelle mani di “custodi della memoria”. L’insieme risulta completo e documenta – tramite tipologie, fogge, tecniche e materiali – l’ornamento prezioso femminile in uso dall’inizio del XIX secolo fino alla prima guerra mondiale.

I gioielli sono disposti nelle due sale secondo raggruppamenti tipologici, in parte dettati dal loro posizionamento sul corpo, ma soprattutto definiti dall’uso a cui erano commessi in ambito tradizionale oppure subordinato ai dettami della moda. Riconoscendo all’ornamento significati molto complessi e stratificati – bene economico, strumento giuridico, mezzo di scambio, oggetto di status, soggetto simbolico – esso da conto sia dell’uso tradizionale, consuetudinario che ne è stato fatto dai ceti popolari nel corso delle generazioni, sia della trasformazione in loco del gusto della nascente borghesia all’interno di una processo di accelerato dinamismo economico tipico della società europea del XIX secolo.

Per quanto attiene la tradizione vi sono: dorini, fili di granati, collane d’ambra, chiusure a lucchetto, croci bugnate con fiocco, crocifissi, croci alla Jeanette con cuori passanti, “odorini”, anelli “mano in fede”, spilloni da testa, orecchini a cerchio e a mandorla, medaglioni, ex voto. Un discreto numero di ori proviene da altri paesi europei (Francia, Svizzera, Inghilterra); condotti in loco sotto forma di doni, offerti da fidanzati, figli, mariti al loro rientro da viaggi di lavoro, essi testimoniano il fenomeno dell’emigrazione che intensamente ha interessato la Valle del Cervo.

Gli ornamenti tradizionali nella Valle del Cervo e nell’Alto Biellese hanno la comune caratteristica di essere leggeri, cavi, costituiti da lamine d’oro lavorate a impressione e a stampo, con titolo aureo di 750 millesimi. Il repertorio di forme e decori deriva in parte da modelli sei-settecenteschi, in parte da fogge diffuse in età napoleonica e nel periodo romantico, e ancora da modelli francesi di ornamentazione popolare. Va segnalata anche l’influenza esercitata dall’ornamentazione femminile della Valsesia, in particolare l’utilizzo anche nella Valle del Cervo di piccole croci con smalti neri e modanature, della “mano in fede” montata su cordone nero da collo, dei “lucchetti “ con variopinte decorazioni a smalto.

Alla produzione d’argento degli orafi coronari di oropa sono state dedicate due vetrine che ospitano una selezione di ex voto, anche anatomici, e di medaglioni devozionali e battesimali. La destinazione di questi ultimi, infatti, non era solo quella di ornare il Sacello della Madonna a Oropa, ma anche di essere dono per i neonati in occasione del battesimo. L’uso era molto diffuso nella Valle del Cervo dove, a partire dal XV secolo, si sviluppa il culto di San Giovanni Battista della Balma (o d’Andorno). Cuori e parti anatomiche, in lamina d’argento, sovrapposti gli uni agli altri a causa dell’esiguità dello spazio sacro, venivano a costituire veri e propri sistemi decorativi spontanei, casuali e perciò, una volta smantellati, purtroppo irriproducibili.

La selezione di gioiello “borghesi” mostra l’accentuarsi, nell’arco di un secolo, della stratificazione sociale che ha portato la borghesia e perfino parte della classe subalterna a modellare progressivamente il proprio gusto e le modalità d’ornamentazione allo standard cittadino ed è indice delle trasformazioni tecniche che investono i processi esecutivi dei gioielli dopo l’avvento della rivoluzione industriale. Badando al costo dei materiali lapidei (dimensione e purezza delle gemme) e dei metalli preziosi (più ampia libertà nell’utilizzo di leghe a basso titolo) a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fiorisce una produzione intermedia, di piccola o media gioielleria, che arriva, secondo la logica dell’abbassamento dei costi, ad utilizzare materiali vitrei e di imitazione. La regola di mercato che impone la produzione di merci a prezzi sempre più accessibili condiziona e modifica le tecniche di lavorazione: lo sbalzo e l’imbutitura manuale sono sostituiti dallo stampo meccanico e la modellazione del filo pieno dal procedimento “a canna vuota”.


INGRESSO LIBERO
ORARI
giovedì-venerdì, ore 15-18.30
sabato e domenica, ore 10-12.30 | 15-18.30
Al mattino aperto su prenotazione per gruppi e scolaresche

VISITE GUIDATE GRATUITE, sabato e domenica alle ore 16

LABORATORI DIDATTICI GRATUITI per bambini dai 6 ai 10 anni
sabato 15 dicembre 2012, ore 15.30
sabato 5 gennaio 2013, ore 15.30